Islanda tra aurore e cascate

Nella terra del fuoco e del ghiaccio

30 giugno 2023 - Gerry Filippi - 6 Min


                                                                       Islanda tra aurore e cascate

 

Se vi state domandando perché negli ultimi tempi l’Islanda va tanto di moda la risposta può essere molto interessante: forse perché, finalmente, il popolo dei vacanzieri si sta tramutando un po' più in popolo di viaggiatori?

In realtà molto ha influito anche la fine del periodo buio della pandemia, perché l’Islanda è stata una delle prime nazioni ad aprirsi al mondo, pur con limiti e restrizioni, ora tutte eliminate.

L’isola va vista sempre: sia in estate che in inverno. E gli scenari, pur essendo gli stessi, cambiano notevolmente in virtù del freddo e del ghiaccio. D’altra parte questa è proprio l’isola del “fuoco e del ghiaccio”

In estate il sole di mezzanotte ed i tramonti spettacolari sono un colpo al cuore ed agli occhi. La luce perenne permette una quantità di visite e di strada da percorrere che, ovviamente, è maggiore. Infatti, è molto più semplice raggiungere le aree del nord che, invece, in inverno sono quasi totalmente escluse dai percorsi soliti proprio per le difficoltà legate al ghiaccio.


Le cascate


Una delle prime cose che vengono in mente quando si parla di Islanda, oltre al freddo, è la quantità smisurate di cascate che sono disseminate lungo tutto il territorio. Nel percorso da noi affrontato, in inverno, dalla capitale più a nord del mondo, Reykjavik, la prima in ordine cronologico è stata la piccola Oxararfoss, all’interno del parco del Thingvellir, parco importante dal punto di vista geologico (infatti da qui passa la fenditura che separa la crosta americana da quella europea). Contenuta, spesso interamente ghiacciata, ma molto carina.

In direzione del nostro alloggio poi è stata la volta delle ben più maestose Hraunfossar (le cascate che sembrano sgorgare dalla parete di roccia) e le collegate Barnafoss, che invece sono composte da una serie di turbini e vortici che rumoreggiano e spumeggiano per la forza con cui l’acqua le attraversa.


                                                     


A Grundafjordur le piccolissime Kirkjufellsfoss, non degne di nota se non per il fatto che sullo sfondo si staglia l’iconica montagna a forma di cono rovesciato, il Kirkjufell,  diventata famosa grazie ad alcune scene della fortunatissima serie de “Il trono di spade”.

Sulla via per la città di Selfoss si possono raggiungere le maestose Gulfoss, le cascate d’oro, che creano il colpo d’occhio più spettacolare. Si tratta, in realtà, di due livelli di flussi d’acqua che generano due cascate. Imponenti!

A seguire un trittico delle più famose e magiche: le Seljalandsfoss, la stupenda cascata che può essere vista anche dal suo interno. In estate, infatti, l’assenza di ghiaccio permette di percorre il sentiero che si spinge fino a dietro al flusso di acqua che crea la magia della cascata. In inverno è meno spettacolare perché il velo creato dal vento è molto sottile e meno appariscente. Più una chicca, invece, quella piccola gemma che è a pochi metri dalle Seljalandsfoss, cioè Gljufrafoss. Si tratta di un gioiello perché visibile solo da una fenditura nella parete e per accedervi occorre mettersi a mollo, letteralmente. Oppure scalare la roccia accanto all’apertura e immortalarle dall’alto. Intime e affascinantissime.

Completano il trittico le Skogafoss: la classica immagine di ciò che, nell’immaginario collettivo, è una cascata. Una parete di acqua che si infrange sulle rocce e si annulla nel ruscello che segue la sua corsa al mare. Sono molto fotogeniche e l’effetto dal fiume è spettacolare.

Come non citare, anche se non le abbiamo viste, le più famose: le Dettifoss, che sono nel nord e hanno la portata d’acqua maggiore. Le Godafoss, le mitiche cascate degli dei, e le Svartifoss, la cascata nera, che sgorga da una parete di roccia basaltica all’interno del parco di Skaftafell.


                               


                  


L’aurora boreale


Questo è uno dei fenomeni più ammirati e attesi in natura. E l’Islanda è uno dei luoghi dove questa meraviglia può essere ammirata in molti periodi dell’anno. Principalmente sul finire dell’inverno, quindi febbraio e marzo, ma se ne sono viste di potenti anche in ottobre e novembre.

Le Northern Lights o, come dicono da quelle parti, Nordurljos, sono un fenomeno atmosferico che necessita di alcune condizioni molto precise: l’insieme delle cariche provenienti dal Sole, dette "vento solare", è imbrigliato dal campo magnetico terrestre, al di sopra dell’equatore, in zone chiamate fasce di Van Allen. Le particelle cariche scendono a spirale verso i poli magnetici dando luogo alle "aurore boreali e australi". Questo fenomeno, oltre ad affascinare per le spettacolari bande di luce colorata che genera, ci protegge anche da radiazioni che altrimenti non avrebbero permesso il nascere della vita sulla Terra. Ovviamente occorre che il cielo sia limpido ed il vento solare particolarmente intenso.

Il cielo limpido è una costante che, sfortunatamente, non si verifica mai. Le raffiche di vento che sferzano su tutta l’isola illudono, spesso, il viaggiatore che potrebbe essere eccitato per un cielo sgombro da nubi e, quindi, con grande possibilità di avvistare il fenomeno, ma dopo mezzora vedere invece montare la delusione di un cielo completamente coperto, per poi, all’improvviso, nella notte, vederlo riaprire di nuovo.

E’ un vero lavoro, sotto molti aspetti anche impegnativo, quello di andare a caccia delle aurore. Ma l’emozione della prima volta è realmente indescrivibile.

Prima cosa occorre scrutare continuamente il cielo e tentare di scorgerne ogni minima variazione. A volte quello che sembra essere una tenue nuvoletta, può essere l’inizio della formazione di una scia luminosa e, quindi, di un’aurora.

Secondariamente, i cellulari e gli apparecchi fotografici sono di grandissimo aiuto al riguardo. I loro sensori captano delle particelle di luce che l’occhio umano non è in grado di cogliere: infatti, specie i fasci in movimento, particolarmente visibili ed apprezzabili con una registrazione video in time-lapse, sono molto fuorvianti e, spesso, sottovalutati.

Quando però le variabili si incastrano tutte, la bellezza dell’aurora esplode in cielo in tutto il suo splendore e nello stupore generale. La magia che quelle pennellate tra il verde ed il giallo creano negli occhi dello spettatore e un po' come ritornare bambini e rimanere imbambolati di fronte ad un cielo stellato visto per la prima volta o ad una stella cadente, attendendo con ansia che il desiderio espresso si realizzi. Eccitazione, meraviglia, gioia, felicità. Lo ammetto, ci sono passato pure io!



Le chicche

Ogni nazione, si sa, raccoglie delle gemme nascoste, e l’Islanda non è da meno. Una delle cose che è impossibile non notare sono la enorme quantità di cavalli islandesi disseminati nei recinti dell’immensa campagna islandese. Generalmente più bassi e tozzi, dal pelo fulvo e lunga chioma dorata. Sono appostati spesso ai lati della strada ed abbastanza socievoli.


                                              


Le lagune glaciali ed i ghiacciai sono un’altra costante dei paesaggi della nazione. Ne troviamo in ogni punto, dall’area sud-est, con l’immenso Vatnajokull, il più grande d’Europa, che dalle sue propaggini da vita alla famosissima Jokulsarlon, la laguna glaciale che scarica in mare centinaia di piccoli iceberg che creano la nota diamond beach, e la Fjallsarlon, altra spettacolare laguna, più piccola e senza sbocco al mare.

Poco più a ovest, il Katla ed il Eyjafjallajokul, molto più piccoli. Nell’estremo ovest, nella penisola che prende il nome proprio dal ghiacciaio, cioè lo Snaefellsjokull. Mentre nel centro il Langjokull e l’Hofsjokull la fanno da padroni.

Altra caratteristica dell’Islanda sono i vulcani, d’altra parte le numerose aree geotermali potevano esistere solo grazie all’intensa attività vulcanica dell’isola. Il più famoso di tutti è l’Hekla. Tra le zone attive ci sono pure le zone del vulcano centrale Hengill, Hveragerði e Haukadalur, con i noti geyser (Stokkur e Geysir). Crateri meno attivi ma piuttosto noti sono il cratere di Grábrók presso Baula a nord di Borgarnes e Kerið tra Selfoss e Haukadalur. Quest’ultimo ha dato vita ad un laghetto vulcanico dai colori spettacolari soprattutto nelle stagioni più calde o, per meglio dire, meno fredde. Conseguenza dei vulcani, le numerosissime aree termali disseminate un po' ovunque. La più famosa ovviamente la Blue Lagoon.

 

                      

                    

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