I tesori della Giordania

Da Petra al Mar morto, aspettative e realtà

30 maggio 2023 - Gerry Filippi - 8 Min

Avete presente la sensazione di organizzare un viaggio sapendo di dover partire per vedere delle cose che non possono mancare nel curriculum di un viaggiatore, un must have, e che proprio quelle potrebbero deludervi? Beh non è il caso della Giordania

Non è giusto sintetizzare una nazione in 3 siti, ma la potenza magnetica ed il fascino che esprimono, ahimè, prevalgono di gran lunga su tutti gli altri. La stessa capitale Amman, città sicuramente di chiara impronta araba, ma votata alla modernità grazie alle opere ed all’intervento della famiglia reale, conserva molte vestigia del glorioso passato, prima fra tutte la Cittadella ed il teatro romano, ma, a mio parere, nulla può contro Petra, il deserto del Wadi Rum e il mar morto. Sono luoghi talmente unici che tutto il resto passa in secondo piano.

 

La Giordania moderna


Amman è una città dai mille volti: quelli ricchi del quartiere dell’Abdal, con il suo modernissimo centro commerciale ed il The Boulevard, fulcro nevralgico della night life cittadina, ma ha anche i volti della povertà raccolta nella downtown, dove si trovano i principali siti storici, ma anche il caos, la sporcizia, la noncuranza e, anche, la maleducazione. Per dovere di cronaca occorre dire che nella mia esperienza ho incontrato solo gente disponibile e gentile, ma la prima impressione non è quella. La modernità si nota più che mai nella grande attenzione che il reame ha dedicato alla gestione della sicurezza stradale: decine di posti di blocco, nessuno mai eccessivamente invasivo, specie con noi italiani, tranne nel cambio di governatorato, dove i checkpoint sono più capillari. Oltre alle migliaia (si, avete letto bene, migliaia) di dossi, alcuni dei quali segnalati malissimo, che ti obbligano ad avere una velocità sempre moderata. La famosa strada dei re e l’autostrada del deserto ne sono pieni. Anche gli autovelox sono molto presenti, se non altro sono segnalati. Che poi siano operativi rimane il dubbio.

Moltissima gente giordana parla inglese, chi un po' arrangiato chi meglio, ma questo non è un problema. Prezzi in città sono piuttosto alti, mentre nelle altre località sono al quanto ridicoli. Anche il carburante costa meno, rispetto all’Italia, ma non di quanto ci si possa aspettare.

 

La differenza termica, specie in gennaio, in Giordania può essere anche notevole. Il giorno si possono toccare facilmente i 20 gradi sia ad Amman (dove però è più facile avere medie sui 15 gradi) che nelle località del nord e del centro, come Petra, mentre al sud, per intenderci Wadi Rum o Aqaba, le temperature in media sono costanti sui 20 gradi, mentre la notte si scende anche sotto i 10 gradi un po' in tutta la nazione. Discorso a parte per l’area del Mar Morto dove si superano anche abbondantemente, mentre la notte le temperature sono piacevoli e quasi mai pari a quelle delle altre aree.


                                                                     


La lunga strada verso Petra


La prima e più famosa delle tappe che nessuno vuole perdersi è Petra, situata nella località di Wadi Musa. La si può raggiungere da Amman percorrendo la già citata “Strada dei Re”, la più panoramica della nazione, che passa anche dalla cittadina di Madaba che ospita alcuni siti importantissimi, oppure percorrendo l’autostrada del deserto, senza dubbio più veloce, ma meno affascinante.

       Madaba dista circa mezzora da Amman ed è facilissima da visitare perchè dal visitor center, una costruzione in pietra chiara, come il tufo, al cui interno troverete un parcheggio per autobus, si diramano una serie di percorsi che possono essere affrontati nella città, dividendoli per colori: Azzurro, Blu, Verde, Rosso e Giallo.  Il più interessante è l'Azzurro: è il Madaba Heritage Trail, un percorso quasi circolare di circa 2 km, al cui interno si trovano tutti i siti di maggiore interesse nella cittadina (alcuni compresi nel costo del Jordan Pass).

Di rilievo il parco archeologico, la chiesa dei Martiri, la chiesa ortodossa di San Giorgio, che racchiude e tutela i resti della più grande ed antica cartina geografica della Palestina, datata intorno al 560 d.C., la Chiesa dei Martiri e quella della Decapitazione di Giovanni battista (un’opera tutta da scoprire, non tanto per la costruzione che di per sé, oltre a stupendi mosaici, risulta ben tenuta ma semplice, ma quanto per i sotterranei che sono un labirinto di corridoi, fortunatamente rinfrescati da alcuni ventilatori, che portano alla ricostruzione di un villaggio beduino ed, ancora più a fondo, al pozzo da cui ancora sgorga l’acqua, una rarità da quelle parti). A circa 10 km dal centro è possibile raggiungere il Monte Nebo, in cui l’atmosfera di sacralità di cui è permeato e la straordinaria vista sulla valle del Giordano, sul mar morto e sulle colline di Gerusalemme, ne fanno una tappa imperdibile di un viaggio in Giordania (qui si narra sia stato anche sepolto Mosè ed il suo memoriale ne è la testimonianza, anche se gli storici sono scettici al riguardo).

Wadi Musa è una contraddizione in termini: un luogo che racchiude un gioiello antico e prezioso, Petra, ma anche una cittadina in cui il turismo legato proprio a Petra è un’esplosione continua. Lo dimostra l’enorme quantità di piccoli alberghi che sorgono lungo le vie principali, che sono molto moderni e sorprendentemente buoni, rispetto ai più blasonati e vecchi 4 o 5 stelle che sono un po' datati e, in alcuni casi, anche fatiscenti. Il centro di Wadi Musa è pieno di locali, ristorantini, ma anche servizi come supermarket, farmacie, barbieri, ed ogni tipo di negozio utile al vivere quotidiano.

L’ansia per la visita di Petra è alle stelle.

La prima cosa da tenere a mente è che in qualsiasi periodo dell’anno si decida di visitarla è meglio presentarsi ai tornelli la mattina, prestissimo. Il caldo sale presto ed il sito, invece, paradossalmente, si riempie nelle ore centrali della giornata.

Ci si accede esibendo il Jordan Pass precedentemente acquistato (e che permette l’accesso a numerosissimi siti giordani, tra cui anche il Wadi Rum). La strada che porta all’ingresso del Canyon è un sentiero battuto, credo in cemento, non propriamente nelle migliori condizioni, molto probabilmente perché oltre ad essere calpestato da milioni di visitatori ogni anno, è percorso anche da cavalli, utilizzati come mezzo di trasporto alternativo. Dopo circa 1 km l’emozione inizia a farsi sentire perché essendo la prima volta non sai il momento esatto in cui avverrà l’apertura, lo squarcio nella roccia che apre la finestra sul Tesoro ( The Treasury). Il canyon, in alcuni punti molto stretto ed in altri molto tortuoso, crea l’effetto ansia: pensi sempre che sia la prossima curva a gomito e, intanto, inizia a riecheggiare nell’aria la colonna sonora di Indiana Jones. Finchè all’improvviso, nel silenzio generale, un varco nell’arenaria rossa illumina il nostro sguardo e contemporaneamente la facciata del Tesoro: il cuore pompa a mille ed una strana sensazione percorre come un brivido ogni parte del corpo. Subito a fotografare e registrare un video che possa trasmettere l’effetto, ma credo di non esserci riuscito. E’troppo forte!!!

Ancora oggi non riesco a spiegarmi il perché, ma mi trovavo di fronte non solo ad un patrimonio Unesco, ma ad una delle meraviglie del mondo antico, da sempre studiate sui libri di scuola e mai visitate (tranne il Colosseo, ma quello fa poco testo perché di casa).

La spianata davanti all’ingresso del Tesoro è ancora libera dal traffico, nemmeno i dromedari ammaestrati per le foto ed i loro proprietari hanno avuto il tempo di posizionarsi. Incredibile vedere come il minimo cambio di luce o inclinazione dei raggi del sole faccia cambiare colore alla facciata e renda tutto percettibilmente diverso agli occhi. E’quasi magnetico!

Sulla destra rispetto alla facciata del Tesoro, dietro ad un muretto, parte un piccolo sentiero molto sconnesso che porta su in alto, lungo la parete, fino al punto panoramico denominato “The Treasury from above”, il miglior punto di osservazione del sito che dona al visitatore una vista veramente mozzafiato. Un gruppetto di beduini si è attrezzato e oltre a fornire assistenza per le foto, dietro un ovvio compenso, offre anche un bicchiere di the caldo, che se l'aria non è torrida può anche far piacere. Senza dubbio è un’occasione per stare in compagnia e farsi due chiacchere con altri turisti e con i locali.

Scendendo da quella parete occorre proseguire ancora sulla destra lungo un sentiero tra le alte facciate della scarpata, fino ad una radura centrale dove si affacciano la maggior parte delle costruzioni, sacre e non, del sito. La strada principale, detta “delle Facciate”, oltre ad ospitare alcune tende e baracche di giordani che vendono prodotti locali (dalla classica “calamita” per i nostri frigoriferi ad oggetti intagliati in legno o pietre locali, ad incensi e spezie tipiche della zona) presenta un susseguirsi di costruzioni sensazionali: il Teatro Nabateo, varie tombe reali e non, il grande tempio, il ninfeo, il tempio dei leoni alati, fino al ristorante The Basin, dietro al quale si inerpica il percorso che dopo ben 890 gradini, tutti in salita, porta alla seconda più grande attrazione del sito archeologico, cioè il Monastero. Lunga la strada decine di asinelli possono offrire conforto al turista per una salita in groppa che allevierà senza dubbio la fatica dell’ascesa, ma mette inevitabilmente a dura prova addominali e schiena. La salita è abbastanza impegnativa e pare non avere mai fine, ma una volta giunti all’ultima curva, quando sulla destra compare la facciata del Monastero illuminata pienamente dal sole, lo stupore e l’orgoglio di avere completato il cammino sono anche pienamente appagati dalla bellezza del paesaggio.

Anche la via del ritorno è emozionante, ma ormai l’afflusso di gente rende tutto meno magico ed affascinante.


                                                                


Wadi Rum, un deserto da oscar


Da Petra al Wadi rum sono circa 100km per un percorso di puro deserto.

Il Wadi era il letto di un torrente non perenne, tipico delle aree desertiche, e quello di Wadi Rum è il più spettacolare della Giordania. Si chiama Rum o Ram perchè probabilmente prende il nome dall’antica città di Iram, i cui insediamenti risalgono ad oltre 8000 a.C.

Raggiungerlo è semplice perché ben segnalato, infatti il parco, che è patrimonio Unesco, è organizzato con una porta d’accesso dove un visitor center permette al visitatore non solo di capirne di più sulla conformazione e sulle modalità di visita, ma aiuta anche nella scelta di percorsi in base al tempo a disposizione. Ingresso è compreso nel Jordan Pass, ma è altamente consigliata la prenotazione di una visita guidata che porterà il turista negli spot più spettacolari dell’area. All’interno moltissimi gli insediamenti e campi tendati dove trascorre la notte.

Il colpo d’occhio è sensazionale, come anche il silenzio, rotto solo dal vento e dai motori dei fuoristrada che scorrazzano tra i vari percorsi. Il deserto bianco, quello rosso, il big arch e le imponenti pareti di arenaria modellate dal vento. Gli spazi immensi e gli angoli più nascosti e segreti dove ammirare le iscrizioni rupestri. La cosa più sorprendente è la sensazione di libertà ed il sentirsi come una particella di quella stessa sabbia. Salire sulle alte dune da cui ammirare un panorama a 360°sulla vastità del deserto mozza quasi il fiato, nel significato più realistico dell’espressione. Le emozioni sono fortissime. Proprio come scrivevo all’inizio, non c’è delusione in ciò che gli occhi vedono, ma profonda ammirazione e rispetto per la natura. Una natura così forte e prorompente, così pura e maestosa che la si può solo adorare.

La notte nel deserto rappresenta, poi, la ciliegina sulla torta. I numerosi campi beduini presenti nell’area protetta, ma anche appena fuori, sono quasi tutti dotati dei comfort base per un soggiorno adatto a varie tasche. Si passa dagli accampamenti con tende multi letto e con servizi in condivisione, alle bellissime bubble room, soluzioni abitative con tetto panoramico trasparente, per meglio ammirare il cielo stellato.

Anche questa è un’esperienza da non sottovalutare. La vita in un campo tendato si riduce ad una serata in comune: nella “sala” della cena, nei racconti intorno al fuoco e, per i più fortunati, nella totale ammirazione del firmamento, libero da luci e punteggiato solo dal chiarore delle stelle. Anche il risveglio, quando il colore ritorna ad essere il protagonista della scena sulle pareti a picco e sulle distese di sabbia, non è niente male.


                                                    


La depressione del Mar Morto


Chiunque conosce o avrà sentito parlare del mar Morto o Dead Sea. Si tratta della più profonda depressione sulla faccia della terra, circa 394 m sotto il livello del mare. Ciò ne fa oltre al punto più basso della terra, anche il lago salato più salato al mondo. Alimentato da due immissari, il fiume Giordano ed il Mujib, è uno degli spettacoli naturali della Giordania che non puoi perdere.

Quando il cielo è privo di foschia o di nuvole di sabbia, si possono ammirare entrambe le sponde. Per chi lo visita dal lato giordano, specie risalendo dal governatorato di Aqaba, dopo aver visitato il Wadi rum, dovrà percorrere una lunga strada tutte curve larghe e soporifere, ma con un panorama a picco sul mare che veramente lascia poco fiato nei polmoni.

Non tutte le spiagge lungo le rive sonno balneabili, in effetti è abbastanza complicato, oltre che non permesso, scendere lungo le bellissime spiagge che si susseguono lungo la strada. Le più frequentate sono a ridosso degli hotel più rinomati, ma sono anche quelle meno appariscenti. Le distingui dalle altre perché di un colore verde bottiglia, rispetto al turchese di quelle “proibite”, dove l’effetto galleggiamento è ancora più evidente.

Sarà il colore chiaro della battigia, composta da miliardi di micro pallini di sale, e di conseguenza il colore cristallino dei rispettivi tratti di mare, ma l’emozione di galleggiare in quelle acque ha pochi rivali al mondo.Perché un mare diverso dagli altri, nulla togliendo a Seychelles, Maldive o Polinesia e Caraibi, ma si tratta in questi casi di semplice mare. Invece, le acque del mar Morto hanno visto e fatto la storia dell’umanità.

E questo conta!


                                        

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